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La magica notte dello Stefano Bollani Danish Trio

7 Mar

Un concerto unico, che ha fatto spellare le mani agli avventori di un teatro Manzoni stracolmo. Che ha regalato note vibranti e sensazioni forti a tutti i presenti. Che ha lasciato il pubblico felice ma non appagato, soddisfatto ma voglioso di respirare ancora per un po’ a pieni polmoni la fantastica atmosfera creata dallo Stefano Bollani Danish Trio, alla “prima”, in esclusiva regionale, del nuovo tour a dieci anni dal loro incontro musicale.

Solitamente quando si ascolta questo genere di musica è lecito socchiudere gli occhi e far viaggiare, libera da costrizioni, la propria mente, ma in questo caso sarebbe un delitto tra i più biechi. Perché guardare Stefano Bollani suonare il suo pianoforte è uno spettacolo nello spettacolo, un prendi due paghi uno da non lasciarsi scappare. Movenze, gestualità, estro, se vogliamo pazzia: il pianista milanese non sta fermo un attimo, in un parallelismo perfetto con gli sbalzi di tonalità e le più disparate sonorità che crea con le sue magiche dita sui tasti.

Inizialmente è sorprendente come la contrapposizione tra il fervore artistico tutto italico di Bollani e la compostezza scandinava del batterista Morten Lund e del contrabbassista Jesper Bodilsen sia ricomposta in un’armonia musicale di tale livello. Così come sorprende il grado di affiatamento di questo strano trio nato, quasi per caso, nel 2002.

Ma presto è chiaro che, sotto i panni tranquilli e ordinati imposti dal luogo comune, i due artisti danesi nascondano un’animo jazzistico di prim’ordine senz’altro affine allo stile di Bollani, nonché una folle genialità se vogliamo buffa e divertente, per quanto inusuale.

I due si lasciano coinvolgere con trasporto dall’istrionico pianista e ne viene fuori uno spettacolo straordinario, dove si allargano a dismisura i confini di ciò che è musica, scoprendo le molteplici vie, non certo ordinarie, per suonare uno strumento, spartiti compresi.

Nasce un’atmosfera dove si annullano le distanze tra brano e improvvisazione, tra virtuosismo e follia. I tre si divertono da matti e non mancano di interagire con il pubblico, parte attiva di un concerto tutto fuorché autoreferenziale. In questo senso, impossibile non ridere di gusto al momento del loro siparietto su un finale mal riuscito.

In un contesto del genere ci vuole un attimo per arrivare ai saluti finali, il tempo è tiranno e tutti vorrebbero poter premere un ideale interruttore per spegnere le luci della sala, accese contro la volontà popolare. Ma la lancette scorrono inesorabili e il magico trio deve ripartire. Bologna, Pavia, Messina, Gorizia, Milano, Torino, Nantes, Hobro, Thisted, Arhus, Espergaerde, Copenaghen: in realtà lo spettacolo è appena cominciato.

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